The Voice to Parliament
(sottotitolo: Storia breve e triste d’Australia)
In questi giorni, dopo aver cambiato la mia foto del profilo Facebook e Whatsapp con una che dice “I vote Yes”, mi e’ capitato di parlare con tanti amici Italiani che mi hanno chiesto a cosa avrei votato Si. Quando spiego di cosa si tratta, riconoscere nella Costituzione le popolazione indigene [attraverso un organo consultativo che possa dare dei pareri su materie che toccano le First Nations] , c’e’ un momento di silenzio, e poi l’interlocutore mi chiede “ma veramente?”. “Ancora non sono riconosciuti?”.
Quindi ho pensato di scrivere una semplice, non esaustiva, non verificata, versione da bar, mini storia delle politiche migratorie e integrazione d’Australia per spiegare perche’ nel 2023 siamo ancora qui a votare per “The Voice”.
[c’era un articolo anche su l”Internazionale qualche giorno fa: https://www.internazionale.it/ultime-notizie/2023/10/03/australia-referendum-indigeni e qui un articolo in italiano su SBS: https://www.sbs.com.au/language/italian/it/article/what-is-the-uluru-statement-from-the-heart-heres-how-it-could-change-australia/wu6t0jps8]
Lo stereotipo Australiano
Facciamo un gioco, io dico Australia e voi dite la prima cosa che vi viene in mente. Pronti?
I pensieri piu’ comuni in genere sono: ragni velenosi, serpenti, squali, deserto, meduse velenose, coccodrilli, surfisti, ragazze bone, Vegemite, flat white, Master chef, Opera House, cricket.
A nessuno verrebbe in mente “segregazione razziale”. Perche’ se molto conosciamo dell’apartheid sudafricana, molto poco conosciamo delle oscene politiche migratorie e di segregazione che hanno governato la storia d’Australia nel 900…meno di un secolo fa. Politiche che hanno lasciato una traccia profonda nella societa’ attuale, e che non tutti vogliono, o riconoscono, di dover curare.
Non era Terra nullius
Quando gli Inglesi arrivarono in Asustralia, la dichiararono Terra Nullius, ossia terra di nessuno, di fatto disconoscendo i diritti di “Sovereignty” delle popolazioni aborigene.
Chiaramente non e’ vero che non fosse terra di nessuno, era terra di una popolazione molto antica, come ricorda questo bel libro illustrato:
Una popolazione antica, ma divisa. Molto “primitiva” agli occhi dei colonizzatori, e quindi non degna di riconoscimento.
Dichiarandola Terra Nullius gli Inglesi si evitarono la noia di dover stipulare un trattato con le popolazioni indigene, cosa che invece dovettero stipulare in Nuova Zelanda (e qui si potrebbe aprire una storia parallela sull’imbroglio del trattato di Watangi, ma non e’ questo il luogo).
Parallelamente alla fondazione della nuova colonia si consumo’ lo sterminio delle popolazioni aborigene. Le cause sono tante: non intenzionali, come le nuove malattie infettive portate dai conquistatori (oh yes, gia’ visto in Sud America); l’espropriazione delle terre e il dislocamento delle tribu’, spinte lontane dalle terre in cui avevano vissuto e viaggiato per millenni per far posto a fattorie ed allevamenti, privandole di quel legame con la terra, the Country, fondamentale nella cultura aborigena ; i massacri, intenzionali; le conversioni religiose, forzate e non.
Un bello schifo, ma nulla che i paesi coloniali non abbiano applicato prima in altri parti del mondo – il colonialista arriva per depredare, ha poco o zero rispetto della cultura del posto, nemmeno se e’ vecchia di 65000 anni, nemmeno se quelle popolazioni sono riuscite a vivere per millenni in un paese “ostile” (siccita’, fuoco, deserto, caldo estremo, deserto). Mentre i colonizzatori faticavano ad allevare mucche e pecore, e a costruire una nuova Inghilterra a testa in giu’.
Attualmente l’Australia Day si festeggia il 26 Gennaio, il giorno in cui la First Fleet mise piedi nella baia di Sydney. E’ la nascita ufficiale della colonia, ma come si puo’ intuire e’ una data che non unisce, perche’ riconosce la nascita del paese solo dalla fondazione della colonia in poi, come se i 60mila e passa anni precedenti non fossero esistiti. Spoglia le popolazioni aborigene di autorita’, non fa che riaffermare quel maledetto principio di Terra Nullius su cui tanto dolore e’ stato creato.
La White Policy
La nascita della colonia Australiana e’ legata ai convitti: i primi coloni che arrivarono vennero spediti direttamente dalla galere reali. La Corona Inglese aveva bisogno di popolare una terra lontana, ed erano pochi gli uomini e donne liberi e sani di mente disposti a partire – cosi inizialmente ci mando’ i delinquenti, o mezzo delinquenti.
Ci fu pero’ un boom di arrivi dall’estero, specie cinese, quando si scopri l’oro, specie nello stato del Victoria: in quegli anni Melbourne divenne una citta’ ricca, si riempi’ di palazzi e teatri e parchi, scimmiottando le citta’ Europee. Ho scoperto da poco che divento’ una meta per molti esuli Italiani del Risorgimento! Che portarono con loro una profonda cultura musicale.
Quando la corsa all’ora fini, e inizio’ la crisi economica, i migranti che erano arrivati per la ricerca dell’oro non erano proprio benvoluti – l’avete gia’ sentita che durante le crisi economiche ce la si prende con i piu’ deboli? Molti tornarono indietro ai paesi di appartenenza, molti si trasferirono altrove…chi nel Queensland a lavorare nei campi di canne da zucchero per esempio (tra cui molti Italiani, ma anche molti abitanti provenienti dalle isole del Pacifico), molti cercarono di inserirsi nella societa’ locale. La nuova manodopera a basso costo port’ concorrenza nel mercato del lavoro, i migranti non erano ben visti in quanto disposti a lavorare per meno soldi, “rubando il lavoro” ai bianchi. Gia’ sentita anche questa, eh? Iniziarono una serie di politiche razziali che culminarono con la dichiarazione della White Policy (1901).
Nel frattempo le colonie si erano riunite in una federazione, litigavano su dove dovesse essere la capitale (Melbourne o Sydney) e fondarono una citta’ nuova in mezzo al nulla (Canberra) per risolvere il problema.
La White Policy venne dichiarata nel 1901 , e non era nient altro che una politica razziale di controllo dell’immigrazione, per la quale solo i bianchi da UK e Irlanda erano i benvenuti. Tutti gli altri, fuori – nel senso letterale della parola, in tanti vennero deportati.
Questa politica rimase in vigore fino a dopo la Seconda Guerra Mondiale, e la sua progressiva cancellazione e’ quello che ha portato alla creazione del paese multiculturale che conosciamo adesso.
La Stolen Generation
Una degli atteggiamenti piu’ razzisti che possiamo avere verso chi e’ diverso da noi e’ costringerlo, o intimargli, o spingerlo, ad assimilarsi a noi.
E’ quello che successe in Australia con la cosiddetta Stolen Generation: si decise che l’unico modo per integrare i “selvaggi” che non volevano integrarsi, con continuavano a voler cacciare e vivere nomadi come avevano fatto da millenni, la cosa migliore fosse insegnare alle giovani generazioni a vivere come l’uomo bianco. Come? Staccandoli dalle famiglie.
Se volete approfondire, ci sono bellisismi film e documentari in proposito. Immaginate questi bambini tolti dalle loro famiglie d’origine, e portati a vivere in missioni religiose, conventi, collegi, senza piu’ contatti con le famiglie e con la cultura di origine.
Il concetto di famiglia e’ piu’ allargato di quello nostro per gli Aborigeni, non solo solo tuo padre e madre e i nonni ad avere importanza. In una cultura tramandata oralmente, gli anziani sono fondamentali nella tua formazione – la tribu’ intera, che ti insegna i tuoi totem, le canzoni antiche con cui i tuoi antenati hanno potuto viaggiare nel paese per millenni riuscendo a trovare pozze d’acqua e animali per sfamarsi. Se tu togli un bambino fuori da questo contesto, non solo gli togli una famiglia, gli togli le radici, gli togli la sua cultura, lo rendi un essere umano zoppo, in balia del trauma per tutta la vita. Le storie della Stolen Generation sono orribili, moltisismi non sono mai piu’ riusciti a trovare le famiglie di origine, molti le hanno ritrovate ma il trauma di quello che e’ successo si e’ tramandato di generazione in generazione – si chiama di trauma inter-generazionale. Che fiducia puo’ avere nelle istituzioni chi ha vissuto la cattiveria dello Stato in prima persona?
Come ti divento un paese multiculturale
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Giapponesi bombardarono Darwin e si avvicinarono molto alle coste Australiane. Un’invasione di terra venne scongiurata grazie a una battaglia importantissima per gli Australiani, quando un battaglione di Australiani e abitanti della Papua Nuova Guinea (all’epoca sotto controllo Australiano) sconfissero a Kokoda un battaglion giapponese che aveva come compito aprire l’invasione di terra. L’Australia in quel momento era sguarnita di truppe, col suo esercito impegnato nei fronti in Europa, Sud Est Asiatico e Africa – qui praticamente non era rimasto nessuno a difendere il paese!
Il Ministro dell’Immigrazione del dopoguerra si pose il problema di come popolare il paese velocemente, per far fronte a futuri pericoli di invasione.
Idea brillante: far arrivare i rifugiati Europei dell’Est Europa! L’Est Europa massacrata dalla guerra, gente desiderosa di ricominciare, bianchi di pelle e chiari di capelli e occhi blu – perfetti, potevano essere scambiati per inglesi!
Cosi arrivarono le prime navi cariche di “finti inglesi”. I numeri none rano sufficienti, cosi poco dopo dovettero aprire anche ai rifugiati o persone che scappavano dal Sud dell’Europa, per lo piu’ Italiani e Greci. E’ in quel momento che grandissimi numeri di Italiani arrivano quaggiu’, influenzando notevolmente la cultura del posto
1967: gli Aborigeni nel censimento
E gli Aborigeni in tutto questo? Mentre il paese cresce e diventa multiculturale, gli Aborigeni non hanno ancora nessuna forma di riconoscimento. E’ solo grazie a un referendum nel 1967 che vengono riconosciuti cittadini (possono fare richiesta di passaporto) e vengono inseriti nel censimento. Prima di allora, erano contati tra la flora e la fauna. La flora e la fauna, aberrante, nemmeno considerati persone.
Non e’ l’apartheid sudafricana, non e’ il separatismo razziale degli Stati Uniti, ma c’e’ molto vicino, e’ forse anche piu’ potente – nemmeno ti riconosco come essere umano.
National Apology e the Uluru Statement
Ci sono stati gli anni del Land Movement, su cui non so abbastanza per commentare. Gli anni in cui ci si rende conto dell’unicita’ aborigena (per esempio si comincia a vendere arte aborigena nelle gallerie d’arte), si comincia a parlare di riconciliazione.
Miei figli a scuola iniziano la giornata facendo l’Aknowledgement of the Country, riconoscendo gli Aborigeni del posto in cui si trova la scuola perche’ ci “Ospitano”. E io faccio los tesso a lavoro, si fa lo stesso nei grandi eventi. Ma non si fa dapertutto, e molti la considerano una seccatura, non ne vedono il valore di queste potentissime parole:
Per ricordarci che e’ sempre stata, e’, e sempre sara’ terra aborigena.
Ma non e’ stato sempre cosi. Complice il fatto che a storia la scuola si studi poco, quella aborigena si studia ancora meno. Le generazioni passate non sono state educate alla riconciliazione, al rispetto per chi vive su questa terra da migliaia di anni. Ora e’ diverso, ed e’ bello vedere che le cose siano cambiate. Ma non basta.
Uno dei momenti piu’ significativi nel percorso di riconciliazione e’ il momento in cui il Primo ministro Australiano Kevin Rudd nel 2008 (2008!!!) chiese scusa alle Stolen Generation per le pene inflitte. La National Sorry Day era stata istituita diversi anni prima, una commissione d’inchiesta negli orrori della Stolen Generation era stata istuituita gia’ negli anni 90, ma il significato simbolico del gesto di Rudd fu enorme – un passo verso la riconciliazione.
Non tutti in Parlamento votarono a favore della “National Apology”: unc erto Peter Dutton usci’ dall’aula. Costui e’ oggi a capo del Partito Liberale, che sta all’opposizione, e ha deciso di votare No al referendum costituzionale. La storia l’ha gia’ giudicato severamente per quando usci dall’aula nel 2008, ha chiesto scusa diverse volte dicendosi di essersi pentito per non aver votato si alla National Apology….ma nonostante tutto, si oppone a questo Referendum. E il fatto che il referendum non abbia supporto bipartisan significa che e’ molto difficile che passi – il si e’ indietro nei sondaggi, in caduta libera del 65% di Luglio, all’attuale 43%.
Notiamo che The Voice to Parliament non nasce per volonta’ politica, e’ una delle richieste fatte nello Uluru Statement nel 2017: e’ un documento scritto da rappresentanti delle communita’ aborigene, che chiede ai non aborigeni di seguire un eprcorso insieme per la riconciliazione. La voce fa parte di questo eprcorso, insieme a Truth e Treaty.
Il Governo liberale dell’epoca lo rigetto, mentre il governo laburista di Anthony Albanese si e’ impegnato a implementarlo. Da qui nasce il referendum: essendo una riforma costituzionale, deve essere approvata dalla popolazione, con un sistema di doppia maggioranza: la maggioranza degli elettori, ma anche la maggioranza degli stati.
[Qui un articolo in italiano: https://www.sbs.com.au/language/italian/it/article/what-is-the-uluru-statement-from-the-heart-heres-how-it-could-change-australia/wu6t0jps8 ]
Doveva essere un’occasione di unita’ nazionale, ma col Partito Liberale che vota no perche’ e’ troppo pericoloso, con la parte di sinistra dei movimenti aborigeni che vota no perche’ non e’ abbastanza…questo referendum e’ destinato a fallire purtroppo.
E quindi?
E quindi siamo una colonia con un passsato razzista, potitiche di segregazione, che e’ riuscita a diventare una bellissima democrazia multiculturale…ma che ancora non ha fatto pace con passato colonialista.
Gli Aborigeni muoiono prima dei bianchi, sono piu’ poveri, godono di salute peggiore, e un adolescente aborigeno ha piu’ chance di andare in galera che all’universita’ – le statistiche del programma Closing the Gap, un framework governativo fatto di vari programmi per chiudere il divario fra le popolazioni aborigene e il resto del paese, sono allarmanti. Dall’istituzione del framework il divario e’ aumentato in alcune aree – le politiche attuali nons tanno funzionando. The Voice nasce in questo contesto, un organo che non puo’ essere spazzato dal governo di turno, che abbia l’autorita’ di indicare e suggerire come investire le risorse meglio per chiudere questo imbarazzante divario.
La campagna referendaria e’ stata piena di disinformazione, e’ stata stressante per le First Nations people per il razzismo che e’ piovuto loro addosso – piu’ di quello normale con cui convivono ogni giorno, insieme agli stereotipi.
Sarebbe ora di farci i conti col passato colonialista, sarebbe ora di riconoscere la specificita’ aborigena, e riconoscere il loro diritto a un riconoscimento costituzionale.
Anche perche’…cavolo, e’ un organo consultativo! Non fara’ le leggi. Non verranno a prendervi il giardino o la fattoria. Vogliono solo voler dire la loro e fornire assistenza al potere legislativo quando scelte vengono rpese che imapttano la comunita’ aborigena. VI sembra troppo? Vi sembra poco?
Votate Yes sabato 14 Ottobre.
Links per approfondire:
Sito ufficiale: https://voice.gov.au/
https://en.wikipedia.org/wiki/Stolen_Generations
https://www.nma.gov.au/defining-moments/resources/white-australia-policy
Informazioni in multiple lingue: https://www.sbs.com.au/ondemand/collection/the-voice-referendum-stay-informed-in-your-language
https://www.nma.gov.au/defining-moments/resources/national-apology