I <3 Northcote
Qualche giorno fa, camminando su High St, ho realizzato quanto mi senta parte di questo angolo di citta’, e quanto senta che lui mi appartenga…ho pensato che spostarsi da qui, a causa degli affitti che salgono o nell’ipotesi di comprare casa, mi costerebbe e mi seccherebbe, tanto, tanto. Perche’ sono follemente innamorata di questa parte della citta’.
Siamo stati da sempre ai confini di quello che e’ definito l’Inner North, piu’ a Nord di aree storicamente trendy. Ci siamo capitati per caso, con nostro primo alloggio Airbnb, e da allora non ci siamo mai spostati tanto. Abbiamo valutato di cambiare quartiere, di avvicinarci al mare, di andare a Ovest, ma troppe variabili ci hanno inchiodati in questa parte della citta’.
Logistica, innanzitutto: non avendo la macchina, e’ comodissimo stare a 10 minuti dal treno metropolitano e a 5 dalla fermata del tram. EffeMaschio va a lavoro in centro in bici, attraversando un parco sul fiume. In questi mesi con un piccolo essere da accudire, stare in un’area con tutto a portata di camminata, in cui in 5 minuti a piedi sono nella strada principale e posso incontrare altri esseri umani, mi ha fatto bene all’anima (e probabilmente evitato una depressione post-partum ahahah). Non voglio nemmeno provare a immaginare come sarebbero stati grigi questi mesi se fossimo stati in uno di quei orribili sobborghi in cui l’unico centro di aggregazione e’ il centro commerciale, dove hai bisogno della macchina per tutto, dove tutto e’ cosi disperso che anche le relazioni umane ne soffrono, dove a piedi in 10 minuti arrivi probabilmente solo alla fine del tuo isolato, causa la follia costruttiva del sogno australiano (ognuno ha diritto a una casa con giardino di un quarto di acro, leggete qui), e i tuoi vicini sono dei bogan con la macchina modificata e il tattuaggio della Croce del Sud sull’avambraccio. [della serie W i luoghi comuni]
Poi gli amici, che vivono tutti nella parte Nord della città, andare a vivere lontani da tutti non ci è mai sembrato invitante. Bello il mare, per carità, ma vuoi mettere incontrare un’amica per un caffè decidendolo 10 minuti prima di vedersi? o magari incontrandosi casualmente nei soliti posti?
Poi il cosiddetto vibe, l’atmosfera che si respira in un quartiere che è casual, aperto, fatto di diverse anime, a volte un po’ troppo hipster, se devo dirla tutta (e diciamocelo: il kale, il cavolo nero, nei frullati ha rotto le balle. Basta!).
Northcote e’ stata storicamente una zona di immigrati. Fino a 20-25 anni fa non se la cagava nessuno, nonostante la relativa vicinanza al centro. E’ la storia di molti quartieri nel mondo, ahime’: zona di famiglie middle class, un’enclave di immigrati soprattutto greci e italiani, di cui ancora oggi si sente l’eredita’ sia nelle facce che si incontrano, sia nei negozi, sia nelle tipologie costruttive, ma ora rimodellata dalla gentrification.
Case di mattoni con le tapparelle e colonne stile partenone spuntano in mezzo a casette di legno tipicamente Aussie.
Un supermercato greco-italiano, Psarakos, importa beni che in Italia e Grecia probabilmente non si trovano piu’, ma che qui vanno ancora perche’ chi e’ arrivato qui 50 anni fa continua a vivere la sua identita’ nazionale cosi come l’ha conosciuta, insensibile ai cambiamenti dei tempi…i vecchi greci e italiani che vivono da queste parti ignorano che anche laggiu’ si parli di cibo vegano e si mangi l’avocado…loro qui continuano a comprare giardiniere e a fare le conserve, come se il tempo si fosse congelato…nella loro testa solo l’Australia e’ progredita, ilresto e’ rimasto come l’hanno lasciato quando sono aprtiti anni fa. C’e’ un signore italiano che vende frutta, nella strada principale, ed e’ l’unico negozio della vecchia guardia che resiste, in mezzo a cafe’ e ristorani e negozi di collettivi artistici (non ci sono catene, per ora, alleluia). Il proprietario ha passato gli 80 anni, lavora pure la domenica, e un giorno mi ha detto che non capisce il bisogno di viaggiare, d’altronde se uno prende il treno ogni giorno per andare a lavoro in centro, non sta viaggiando? perche’ deve andare in vacanza fuori e spendere soldi cosi? il signore non accetta carte bancomat, mi ha detto che non si fida delle banche, e dagli torto! Ogni tanto mi diverte andare a fare la spesa da lui, e’ come entrare in una bolla sospesa nel tempo…mi fa tenerezza, quando a voce alta ripete il totale, quanti soldi gli dai, e il resto che ti deve. Mi godo un pezzo di vecchio mondo che mi parla dei miei nonni, prima che venga cancellato del tutto.
La gentrification, dicevo. Ad un certo punto qualcuno si e’ accorto che il quartiere fosse poco caro e vicino al centro citta’. L’enorme discarica che troneggiava al centro dell’area (che a sua volta era stata una cava di argilla, con relative fabbriche per produrre mattoni con la scritta “Northcote”…) venne trasformata in un grande parco pubblico, All Nations Park, il Parco di tutte le nazioni, in onore alla multiculturalita’ dell’area. E potete immaginare il seguito: prima arrivano gli artisti, aprono le botteghe, poi i locali alternativi, i cafe’, i negozietti vintage e dei collettivi e quelli di cose aprticolari. Arrivano tantissime lesbiche, e’ un’area della citta’ molto tollerante, che vota a sinistra e i Greens, con una delle piu’ alte percentuali in Australia di persone che vanno a lavoro in bicicletta. L’area diventa famosa, arrivano i primi profesisonisti e le prime famiglie giovani…le agenzie immobiliari se ne accorgono…e nel giro di pochi anni l’area e’ trasformata, completamente. Tanto da avere difficolta’ (ENORME difficoltà) a trovare un asilo nido, perche’ ci sono troppi bambini ora. Tanto da trovare un giorno si e uno no nella cassetta della posta un messaggio di un’agenzia immobiliare che ci propone di vendere la nostra casa perche’ il valore e’ oltre il milione, probabilmente. Peccato la casa non sia nostra, peccato io vi odi, peccato voi esistiate, maledetti.
Cosi la Northcote storica scompare, piano piano, sostituita da quella nuova e trendy, ma per ora e’ ancora un interessante mix. Mi chiedo cosa sara’ tra pochi anni dei club frequentati da anziani, quei posti che quando ci passo di fronte sento l’odore dei bar della mia infanzia. Quei posti che in Italia non trovi piu’, arredati in stile Bar Sport, che manca solo la Luisona. Quando ci guardo dentro mi sembrano ogni giorno piu’ vuoti…la gente muore o si trasferisce, e questi club testimoni di un’altra epoca resistono per ora, ma fino a quando? Ce n’e’ uno in particolare, chiamato The house of Hercules, che mi incuriosisce: sembra sia un’ambasciata invece che un club, sono sicura che dentro sia in vigore la Costituzione greca, dev’essere l’unico locale in suolo australiano dove ancora si puo’ fumare dentro…lo deduco dall’odore di sigaro e tabacco che esce dalla porta. Penso di aver visto delle donne dentro 2 o 3 volte, una volta erano delle ballerine di danze tradizionali in occasione di una festa. SOno tutti maschi, greci, rigorosamente sopra i 50, e ovviamente non parlano inglese. Con la mia amica Korina abbiamo pensato mille volte di provare a sederci e ordinare un caffe’, abbiamo il dubbio che ci ignorerebbero o inviterebbero ad andarcene 😀
E mentre spuntano nuovi blocchi di appartamenti, e i prezzi lievitano, e alcuni negozi cominciano a chiudere a causa degli affitti che salgono, io mi godo la vita in questa bella parte di citta’, le passeggiate tra le sue strade piene di verde, i caffe’ dove i camerieri e il proprietario ti conoscono, e ci scambi due chiacchiere. I negozi dell’usato, il mio preferito quello di roba per bambini, con una proprietaria giovane e simpatica, che qui nessuno si vergogna di comprare roba usata, sia per mocciosi che non, anzi, il kale e le tre R sono la nuova religione (Reuse, Recycle, Reduce). La panetteria che fa il pane al farro piu’ buono del mondo, e anche il croissant alle mandorle piu’ buono della storia. Il cinema dove i blockbuster americani non vengono proiettati, e che ogni giovedi alle 11 ha una sessione speciale per le mamme con bambini piccoli, detta Babes in Arms. La biblioteca comunale, uno dei miei posti preferiti: prima ci andavo per scrivere il libro e usare il wi-fi gratuito, ora ci trovo i libri in italiano per me e per lo gnomo, ma e’ soprattutto un posto dove incontrarsi con altre mamme mentre i bimbi rotolano felici sulla moquette (vi sento che dite: orrore!), oppure andare alle sessioni Shake, Rhyme and Rattle, a cantare filastrocche in mezzo ad altre decine di bambini (eh si, si cambia….a marolla).
Il mio cafe’ preferito che ha appena ristrutturato il giardino sul retro, al cui centro troneggia un enorme albero di fico che fa ombra naturale. La gentilezza delle persone, che ti salutano e sorridono quando ti incontrano, e ti fanno sentire in un paese, non in una metropoli di qualche milione di abitanti. La gelateria siciliana che fa la brioche con la granita. Il gyros greco con la carne di agnello vera, che mi ricorda quelli mangiati in Grecia. Il ramen shop con i ramen piu’ simili a quelli giapponesi trovati a Melbourne, esattamente a 10 minuti a piedi da casa, una tragedia per le finanze familiari. E una pizzeria napoletana responsabile dei nostri kg in eccesso causa calzone alla nutella con fragole. C’e’ tutto quello che ti serve, in questo angolo di mondo, dai dumpling fatti in casa al koreano, all’erboristeria, al teatro, il ristorante nepalese buonissimo e il negozio che vende il pane carasau. E un tram alternativo, la linea 86, su cui incontri di tutto, un caleidoscopio sociale. Un municipio alternativo, sulla cui facciata tronegga uno striscione “Refugees are welcomed”, cosa non scontata ultimamente. E che pubblica manifesti sui tipi di famiglie possibili, di tutti i colori e generi, altro che famiglia tradizionale. I giardini in questa parte di città hanno alberi veri (e orti), non sono una distesa di prati verdi monotoni e senza vita come in periferia, e ci sono gli uccelli, anche nel nostro giardino, ed e’ una meraviglia sedersi fuori con lo Gnomo in braccio e guardarlo felice seguire il volo dei pappagalli colorati.
Il mondo visto da qui sembra un bel posto, ti senti al sicuro. Per questo e’ piacevole viverci, è cozy. Adoro la parola cozy! Fino a quando dura, godiamocela.
ps: non ho foto, peccato. Mi dovete credere sulla parola.
ps2: che poi in questo quartiere ci siamo arrivati proprio a causa della gentrification, ho poco da lamentarmi, eh
Troppo bello questo post, come tutti del resto; scrivi così bene, fluido; un piacere leggerti! A quando il prossimo libro?! Grazie!