Goodbye Cina
Disse un giorno il saggio EffeMaschio: “Però è bello visitare un paese così alla fine del viaggio, così non sei triste di tornare a casa. Pensa se adesso fossimo in un paradiso di sabbia bianca e acqua turchese….!”
Come dargli torto? Grazie Cina per questo mese pieno di avventure, il nostro cervello ha dovuto lavorare continuamente per sopravvivere come viaggiatori indipendenti in posti in cui ogni comunicazione al di fuori dei gesti delle mani era impossibile. Ma grazie a questo ci siamo divertiti da matti, e abbiamo riso di gusto tante volte, tra una frustrazione e l’altra. Eravamo venuti a cercare la nuova Cina, quella che sta “minacciando” l’Occidente (secondo noi Occidentali), e l’abbiamo trovata, l’abbiamo sfiorata, abbiamo provato a capirla un po’ (e non ci è piaciuta), soprattutto grazie al Couchsurfing a casa di giovani cinesi. Abbiamo fatto delle scoperte interessanti, per esempio EF ha capito che forse non riuscirebbe a sopravvivere a Shanghai (fino a un mese fa era convinta che sarebbe stato assolutamente fighissimo venire a vivere da queste parti), ma la strada per capire questo paese è davvero lunga, forse anche vivendoci non ci si sente completamente cinesi, perchè sempre visti come stranieri.
Una ragazza cinese che ci ha ospitati a Nanjing ci ha detto “Life in China is cheap, I don’t like it”. Ecco, non piace neanche a me, non riesco più a sopportare i motorini e le macchine che non si fermano ai semafori e se ne fottono che tu stia attraversando sulle strisce. Non sopporto più la cafonaggine attorno, la furbizia, la gente che ti spinge e ti supera, e che ritiene che tu possa morire, l’importante è che loro arrivino prima. E forse non sopporto più nemmeno il casino perenne di clacson che strillano impazziti, e centinaia di persone che ti stanno attorno, e strillano, continuamente. Ecco, arriva un punto in cui queste cose smettono di essere divertenti, di essere strane, e diventano irritanti. Non si tratta di stanchezza del mangiare strano, dormire in ostello, dormire in letti scomodi, avere sempre gli stessi vestiti…chi se ne frega, questi non sono problemi!! Si tratta di non voler più mettere la mia vita nelle mani di taxisti imbecilli che credono di essere Senna. O dell’autista dell’autobus che decide di non fermarsi col rosso, e camminare contromano.
E poi c’è il lato politico, l’antipatia e disgusto sconfinati che provo per chi governa il paese contribuisce almeno al 60% di questa reazione.
Forse la febbre ha anticipato l’arrivo di questo punto di rottura, che normalmente sarebbe arrivato molto più in la. Ma è arrivato, e quindi tornare a casa ora non mi pesa, non ci pesa assolutamente. La Cina ha scongiurato l’effetto “piango-disperato-perchè-non-voglio-tornare-a-casa”. E’ stata un esperimento sociale, per noi, ma il suo tempo è finito.
Grazie di tutto Cina e scusaci, ma tornare a Melbourne ora (rilassante, pulita, verde, poco inquinata Melbourne, praticamente deserta) sembra la promessa del paradiso. See you again, prima o poi 😉
Buon Onomastico a tutti e due.
Grazie per questo diario- racconto del viaggio.
A medas bortas Mellus!
Ciao Simonetta, grazie 🙂
un abbraccio