Primi incontri con la Cina
Dopo due settimane in Cina sarebbe ora di scrivere qualcosa sul paese,mi fanno notare. Ok, avete ragione, ci provo.
Ci provo perche sono assolutamente combattuta tra l’odiare questo casino, l’anarchia, il non rispetto di una singola regola di buona educazione,il cielo perennemente grigio e i palazzoni grigi….e il ridere di tutto questo e della mia reazione da occidentale del cavolo abituatasi alla cordialità australiana, conscia che buona educazione non voglia dire una mazza in un paese di più di un miliardo di persone dove ogni giorno e’ una lotta e gli ultimi millenni (nonche’ decenni) hanno insegnato alla gente a cavarsela per sopravvivere a poteri folli di ogni tipo.
Quando smetto di concentrarmi sul signore che quasi mi scatarra sul piede, sui taxisti che non ci prendono e ci saltano in coda, sulle code chilometriche per fare un biglietto del treno, sulla gente per la quale sembri invisibile e, perciò, ti passa sopra, sulle condizioni igieniche imbarazzanti quasi ovunque…. bene, quando guardo tutto questo attraverso gli occhi della storia di questo popolo, persino il signore che mi stava per scatarrare sulla caviglia mi sta più simpatico.Nasce dell’empatia, diciamo.
Perche’ per essere qui, oggi, questi si sono fatti il culo, eh. Hanno patito, tra imperatori pazzi, occupazione giapponese, colonialismo occidentale, e quando pensavano che fosse finita,che il futuro sorridesse alla nuova Cina…caz,e’ arrivata la Rivoluzione Culturale. Noi ci siamo incattiviti per molto meno, se ci pensate.
Ecco, questa e’ la prima (banale) cosa che mi viene in mente: che Italiani e Cinesi si assomiglino.
Perche’ le file in stazione a detta di EM ricordano quelle a Roma in stazione Ostiense quando i biglietti di Natale venivano messi in vendita. Le urla e lamentele negli uffici pubblici sono le stesse della.gente in fila in un ufficio postale in Italia. La gente che mentre esci dalla metro ti rispinge dentro e’ come a Roma, uguale. Cambia che qui sono il doppio delle persone, ed è un casino, perchè dare gomitate a tutti e’ impossibile. Ho l’impressione che come noi italiani i Cinesi non abbiano molto senso civico, sono interessati al benessere proprio e della propria famiglia, pero’ devono fare finta di credere nel “Potere del popolo”. Noi almeno questo ce lo possiamo risparmiare, il nostro sistema gira intorno all’interesse personale di bande e famiglie svincolato da ipocrite frasi fatte e propaganda.
La prima lezione imparata dopo qualche giorno da queste parti è che oggi in Cina ognuno può fare quello che vuole, l’ importante e’ che non critichi il Partito. Per il resto, non ho la sensazione di un paese chiuso ermeticamente come Cuba.
Cuba vive nel passato, ha perso il treno della rivoluzione informatica, la sua gente e’ tagliata fuori dal mondo contemporaneo, privata della possibilità di viaggiare e informarsi ed evolversi. La Cina no. Qui la tecnologia la vedi ovunque, e’ un trionfo di architetture super moderne, nuove stazioni, nuove metro, nuove strade,reti wifi e Internet veloce. Si vede che cerca di correre verso il futuro, e di definirlo questo futuro. Trascinandosi dietro masse di gente che ancora vive come 40 anni fa, lavando i panni, i piatti e i capelli per strada, che vive in case fatiscenti e sporche, che però oggi sopravvive meglio di quanto non facesse 40 anni fa.
La Cina in cui stiamo viaggiando non è più quella raccontata da Helene Chung (“Shouting from China”) o da Terzani (“La porta proibita”), entrambi sono stati giornalisti qui appena il paese si è aperto all’esterno dopo la morte di Mao. Solo 30 anni fa i rapporti tra stranieri e cinesi erano fortemente controllati e scoraggiati, oggi noi possiamo fare couchsurfing senza che bisogno di dichiarare nulla alla polizia. Però per comprare un biglietto del treno si deve presentare il documento d’identità, cinesi e stranieri. E il custode all’ingresso di ogni palazzo, con la fascia rossa al braccio, fa sempre una certa impressione, sembra abbia la parola spia disegnata sulla faccia. E nessuno si sbottona nel fare commenti o allusioni politiche, anche se siamo due stranieri e con noi potrebbero parlare tranquillamente. Bisogna leggere tra le righe per captare il pensiero del tuo interlocutore.
In soli 30 anni il paese è diventato un altro, è stato sconvolto, rovesciato nelle sue abitudini e credenze; la storia recente è stata riscritta e storpiata a vantaggio dell’attuale potere, alcune sue parti cancellate dalla storia ufficiale (leggi proteste studentesche dell’89). E tutti vivono in una specie di attesa, le regole sono fluide, possono mutare da un giorno all’altro, quindi bisogna stare all’erta, vigili. Come dice una persona che ci ha ospitati a casa sua, “Chissà che succederà da qui a 70 anni”: ci ha appena spiegato che quando si compra casa in CIna, la casa non è tua in realtà, dopo 70 anni bisogna restituirla al governo. Forse. Tra 70 anni si vedrà.