Japan: verso Ovest
Lasciata Tokyo ci dirigiamo verso le Alpi giapponesi, un bus ci porta a Takayama. Ed è amore a prima vista.
Una città piccola, da girare a piedi, molto affollata visto il periodo (i giapponesi sono in ferie per una festività chiamata Obon), ma basta girare l’angolo, allontanarsi dalla prima strada, e non c’è più nessuno. I turisti sono tutti a fare shopping nelle 2 strade più vicine al centro, e noi possiamo camminare per stradine con vecchie case di elgno, costeggiare il canale, arrampicarci sulle scalinate fino a santuari e cimiteri immersi nella foresta, senza nessuno attorno. Magico.
E poi c’è il posto dove dormiamo, che rende il tutto ancora più magico. Abbiamo trovato posto in un tempio che gestisce una guest-house. La nosra stanza per due notti è dietro all’altare principale, due futon a terra, il pavimento col tatami, porte scorrevoli tutto intorno, e quelle di legno e carta di riso che danno l’accesso alla stanza si aprono su un bel giardino, con laghetto e carpe e statue. Un posto bellissimo, dove parlare a bassa voce ti viene naturale. L’ultima notte dobbiamo cambiare stanza, perchè l’ostello è pieno (e noi abbiamo prenotato abbastanza all’ultimo momento…), così ci dicono che dobbiamo dormire nella sala principale, di fronte all’altare, che è stata trasformata in dormitorio. Alla fine invece dormiamo accanto all’altare, in una stanza ricavata da tende pesanti. E questo fa un po’ impressione, diciamocelo.
Da Takayama ci spostiamo a Kanazawa. Per strada però ci fermiamo a visitare dei villaggi Patrimonio Mondiale dell’Umanità per la loro architettura particolare. Visitiamo Shiragawa-Go, carinissimo, ma il migliore è Ainokura, un paese di 80 anime immerso nelle montagne. Verde, nessun bus dei tour (noi ci arriviamo con un bus locale da SHiragawa-Go), sembra di essere fuori dal tempo, anche se il paesino è abbastanza turistico. A pranzo ci sfondiamo di tofu (un tipo particolare, rigido, preparato da queste parti: spettacolo!) e tempura, e altre mille cose particolari del posto, a stento risaliamo sul bus.
Così arriviamo a Kanazawa. Che è carina, famosa per giardini, castello, templi, distretto di samurai e distretto delle geishe, e per un bel museo di arte contemporanea, e perchè puoi girare comodamente in bicicletta, e perchè in alcune strade è tutto talmente ben conservato ( o ricostruito), che se svoltando l’angolo ti apparisse un samurai, uno vero, e tu scoprissi di essere stato catapultato indietro nel tempo…bè, mica sembrerebbe strano. Ma nel mio cuore Kanazawa resterà il posto dove ho mangiato il migliore sushi di sempre. Che ha dato punti, ma davvero punti, a quello mangiato al mercato Tsukiji di Tokyo. Si scioglieva in bocca, un sapore sublime, vi giuro che era commovente mangiarlo….non sarei mai voluta uscire da quel ristorante! E dire che non è nemmeno cagato da guide e recensioni varie :S ma se i giapponesi fanno file anche di 2 ore per entrarci, una ragione ci sarà no? E vi assicuro che c’è, ohi se c’è!
E ora direzione Kyoto, sempre in bus, che dopo aver viaggiato nei bus boliviani qui mi sento in prima classe con Emirates. I love Japan 🙂