Costa Rica on the (bus) road – heading south
Agli sgoccioli del nostro viaggio Tico, torniamo a San Josè da cui ci dirigeremo verso il Parque Nacional TOrtuguero. Il nostro viaggio lento ci ha fatto coprire metà paese, portandoci in due dei posti più isolati: il TOrtuguero, appunto, e il Parque Nacional COrcovado. COmune denominatore tra i due la lontananza da tutto, e la difficoltà e lunghezza nel raggiungerli.
A Montezuma abbiamo preso una barca per l’orribile Jacò: condomini alti sullo sfondo, casinò, barche di lusso. Abbastanza per fuggire immediatamente epr dirigerci più a Sud, direzione Quepos. Questa piccola cittadina è la porta economica per visitare il Parque Nacional Manuel Antonio. Il parco è un incanto, peccato solo che sia assediato dallo sviluppo economico, con hotel e resort costruiti fino al cancello d’ingresso. QUesto stona tanto con tutto quello che abbiamo visto fino ad ora, ma si dice che il Manuel Antonio sia stato sacrificato al turismo di massa per poter generare introiti da usare in altri parchi meno visitati. E’ il parco più visitato del paese infatti, e c’è un motivo per questo, perchè è davvero bello, bellissima foresta, fauna ricchissima, spiagge incontaminate…peccato solo che all’inizio dei sentieri sembri di trovarsi in una metropolitana il lunedì, tanta è l’abbondanza di tour e guide con i loro binocoli portatili. Per fortuna i tour a poco a poco si disperdono, il chiacchiericcio fastidioso si attenua, e ritorna il silenzio della natura, e ci godiamo una bellissima giornata di trekking intervallato da soste sulla spiaggia, in un’acqua calda e splendida.
La nostra tappa successiva è il Parque Nacional Corcovado, all’estremità della Peninsula di Osa. Per visitarlo ci sono due opzioni: entrarci da Puerto Jimenez, oppure da Bahia Drake. Indecisi, alla fine scegliamo la seconda opzione, che ha sapore di un posto più remoto, meno pieno di altri backpacker, e perchè permette di raggiungere l’Isla de Cano per fare del sano snorkiling/diving.
Arrivarci è un viaggio lungo, fatti di mille cambi di bus, e per farlo in giornata dovrem alzarci all’alba. Abolita quest’idea, decidiamo di spezzarlo in due, e fare una tappa intermedia. Indecisi tra Domenical, patria di surfisti e onde giganti, e Uvita, optiamo per questa per visitare il PArque Nacional Marino Ballena. E non ce ne pentiamo, perchè è un posto tranquillissimo, la bassa marea ci regala una bellissima camminata sulla coda della balena, e dormiamo in mezzo alla foresta, e anche se non riusciamo a fare lo snorkeling. Usciamo senza macchina fotografica, e finisce che ci fanno una foto dei signori conosciuti sulla spiaggia. GLi lasciamo l’indirizzo email, chiacchieriamo, e finisce che ci invitano a pranzo per quando torneremo a San Jose! ahahah, incredibile!
Quindi prosegue il viaggio per il Corcovado: bus 1, bus 2, barca. La barca scende sul fiume placido circondato da mangrovie e coccodrilli che prendono il sole.Poi il fiume incontra l’oceano, e l’acqua diventa agitata, si balla un po’, per superare la forza del mare dobbiamo passare tra due spuntoni di roccia, e ci sembra un po’ rischioso visto che le onde sbattono da tutte le parti. Ma dura un attimo, il capitano è a suo agio con le onde e quindi non diventiamo cibo per gli squali che aspettano all’estuario (come la ROugh Guide avvisava, in modo terroristico). Infine siamo a Bahia Drake. E sembra davvero la fine del mondo in un paese tropicale. E’ piccolo, una strada con delle case attorno, è silenzioso, è pieno di zanzare, è poco affollato, sa di lentezza. E’ figo, e ci fermiamo qui per 5 giorni.
DI questi, due li passiamo al Parque Corcovado: scartiamo l’ipotesi della git ain giornata, vogliamo dormire dentro il parco, la gita di qualche ora non ce lo farebbe godere appieno. Da due anni però non è più possibile fare trekking dentro il parco senza una guida (per motivi vari: traffico di droga, rispetto per animali, sicurezza dei trekkers),quindi se vogliamo dormire al parco dobbiamo unirci a un tour. Alla fine accettiamo, e devolviamo questi 250 dollari a persona al posto con maggiore biodiversità sul pianeta terra. E non ce ne pentiamo. Certo, dopo l’avventura in Amazzonia questo è un viaggio organizzato in confronto! Ci sono i sentieri, la guida non usa il machete per farsi strada nella foresta, c’è persino l’acqua e 2 ore di corrente elettrica al giorno. Ma non fatevi illusioni: si cammina con stivali di gomma nel fango, siamo lontani km da tutto, dormiamo in un materasso a terra avvolto da una zanzariera (in Amazzonia almeno avevamo un letto…e manco eravamo in viaggio di nozze!), e alle 8 siamo a letto perchè la sveglia è puntata alle 4 del mattino, per la passeggiata notturna per vedere più animali possibili. E’ davvero emozionante vedere il tapiro, individuare le scimmie che si muovono nelle foglie, stare a poche centinaia di metri da un coccodrillo che prende il sole sull’altra sponda del fiume, osseervare decine e decine di uccelli, fare il bagno in un fiume chiarissimo circondato dalla foresta, aspettare col respiro fermo che la balena riemerga dall’acqua per far prendere aria al suo “bambino”. La natura può emozionare e commuovere, è meraviglioso.
Bellissimo anche lo snorkeling (per EF) e diving (per EM) all’isola del Cano: qualche corallo, ma tantissimi pesci, tra cui gli squali pinna bianca e le mante.
Il trekking ci alscia esausti, cosi l’ultimo gg a Bahia Drake lo passiamo a oziare, e a capire dove andare dopo. Alla fine decidiamo di sfidare le previsioni del meteo e dirigerci comunque al Tortuguero, e così eccoci qui sul bus per San Josè, domattina prenderemo bus e barca per raggiungere il parco. Un altro parco nazionale, un’altra foresta: questa è Costa Rica, overdose da parchi nazonali. Sapevatelo!