Immigration Department
Una delle cose che odio di più degli States è l’arrivo nel paese: in poche altre parti del mondo si viene accolti da così tanta scortesia. Nel momento in cui ti avvicini al banco per il controllo passaporti, sai che verrai sottoposto a uno screening scellerato, e a domande casuali che non hanno senso.
Una volta, mentre attraversavamo via terra il confine tra Canada e USA, dopo aver visitato le Cascate del Niagara nel lato canadese, il tipo al controllo passaporti statunitense ci chiese, nell’ordine: “Siete Sposati? Perchè viaggiate insieme se non siete sposati? Come vi siete conosciuti?”. Che mi paiono una chiara violazione della nostra privacy, perchè vorrei capire in quale misura il modo in cui ho conosciuto il mio partner possa influire sulla sicurezza del vostro stato. Vabbè, misteri.
Poi ci sono le avventure al controllo passaporti a Miami, quando il tizio, chiaramente psicopatico, ci trattenne per almeno 20 minuti, chiaramente disturbato dal fatto che il nostro passaporto fosse stampato con timbri da 16 paesi diversi. People travel, brother, just accept it!
Anche questa volta il tipo, super burbero, si è informato sul tipo di lavoro che facciamo. Non contento della risposta “IT”, ha voluto sapere il nome dell’azienda, di cosa si occupa, e anche il nome dell’azienda precedente. Il tutto chiesto con un grugnito, lasciandoti anche la sensazione che non sia colpa sua, che lui magari non sia nemmeno così stronzo come sembra, che gli abbiano insegnato ad essere scortese. Diciamo che qualche seccatura bisogna metterla in conto quando viaggi con uno con pelle scura, lineamenti mediterranei, e barba lunga. Abbiamo la faccia sospetta, evidentemente.
Per non parlare del fatto che mi abbiano fatto togliere più volte le infradito. Non gli stivali, le infradito. Ridicoli. Ovviamente facendoti camminare scalzo durante ai controlli.
Ora tutto questo cozza terribilmente con quello che succede quando arrivi in Australia, dove già al controllo passaporti ti puoi sentire chiedere la domanda nazionale per eccellenza, “How are you?“, e dove qualcuno risponderà sicuramente al tuo saluto. A volte, in giornate davvero fortunate, capita pure di sentirsi dare il benvenuto nel paese!
Per non parlare dell’arrivo in Costa RIca, dove oltre a un gran cartello “Bienvenidos a Costa RIca, el pais mas felix del mundo“, la tipa al controllo passaporti guardava la aprtita della nazionale al cellulare, e ci ha fatto un gran sorriso dopo aver messo il timbro nella pagina che le abbiamo indicato (lo spazio nel apssaporto comincia a scarseggiare….poche pagine libere!), aggiungendo “Bienvenidos”.
Devo dire che ripensando ai vari confini attraversati sono tanti i posti in cui abbiamo trovato gente burbera, ma penso che mai nessun altro ci abbia fatto il terzo grado, o trattati con sospetto solo perchè stranieri.
Mi chiedo: qual’è lo scopo di tale scortesia? spazientirti? farti capire subito chi è che comanda? metterti in soggezione? o abbiamo solo avuto sfiga noi ogni volta che siamo entrati in territorio statunitense?
PS sotto i banchetti del controllo passaporti c’è un poster che recita “We are the face of our nation”. Come farsi pubblicità negativa. Magari aggiungeteci anche “Friendship” ai core values.