Costa Rica, el pais mas feliz del mundo?
Così dice il cartello che ci ha accolti in aeroporto. Lo slogan nazionale è “Costa Rica, pura vida”. E quindi la missione di DoppiaEffe è capire se sia davvero così. Quanto è veramente felice, ecologista e sostenibile questo paese?
Sulla sostenibilità stiamo studiando, ma sulla felicità qualcosa lo abbiamo già capito.
Innanzitutto, c’è un tasso procapite di negozi di scarpe che non ha eguali in nessun altra parte del mondo: già questo spiega perchè le donne siano felici…cosa che influenza di riflesso il resto della società, ovviamente.
E poi c’è il calcio. Siamo arrivati alle 2 di sabato scorso, esattamente al fischio di inizio della storica partita Costa Rica-Olanda per la qualificazione alla semifinale della Copa del Mundo: mai la nazionale Ticos (nome dialettale degli abitanti della CR) è arrivata così in fondo!
L’ostello il giorno prima ci ha mandato un’email per informarci che il sabato pomeriggio i trasporti sarebbero stati inesistenti, visto che tutto il paese sarebbe stato bloccato a vedere la partita:
Hello FrancescoWe are looking forward to seeing you at Castle Tam Hostel tomorrow!
So that you are aware; Costa Rica plays the Netherlands at 14:00 tomorrow. Because of this much of the city will be shut down and travel may be difficult after 13:00.
There will be a large, country-wide party after the game, so any difficulties will be well worth the trouble!-Brett
In aeroporto era tutti concitati, la gente correva, tutti aspettavano bramosamente i bagagli, la tipa al controllo passaporti con un occhio controllava che il nostro documento fosse ok, e con l’altro guardava la partita sullo smartphone poggiato sul bancone. Il bus per la città è arrivato quasi subito, e siamo arrivati a San Josè centro in un baleno, vuoi perchè l’autista correva come un folle, probabilmente per vedere la partita, vuoi eprchè la strada era praticamente deserta. DESERTA, solo il nostro autobus ai semafori. Così siamo riusciti a vedere anche noi il secondo tempo, imbucandoci in un piccolo ristorantino a gestione familiare, chiamato Soda, di fronte a un piatto di casado (ossia riso, fagioli, platano fritto e pollo), giusto per fare i locals. La stragrande maggioranza dei negozi nella strada pedonale avevano la tv sincronizzata sulla partita, un altoparlante diffondeva la radiocronaca per gli sfigati che non potevano sedersi di fronte allo schermo, ed era troppo buffo vedere la gente accalcata fuori dai negozi a commentare e bestemmiare.
I rigori sono stati una sofferenza per noi, immaginate per loro. Ma lo spettacolo vero è cominciato dopo la partita, perchè invece di tornare a casa depressi, i TIcos hanno cominciato a festeggiare in modo selvaggio. Come se avessero vinto il mondiale, non perso la partita dei quarti. Si sono riversati tutti per le strade, tutti vestiti con i colori della bandiera: c’erano tamburi, la gente ballava, cantavano, urlavano, tutti sorridevano. E c’era gente di tutte le età, un sacco di famiglie, ragazzi giovanissimi, tantissime donne. La folla si è accalcata nella zona di San Pedro, vicino al nostro ostello, arrivavano da tutte le direzioni, strade bloccate ovunque, un delirio, i clacson che suonavano, gli studenti che giocavano a calcio per la strada vicino all’università, sfottendo i poliziotti, e i poliziotti ridevano, mica si incazzavano o li manganellavano!!! era evidente che i poliziotti fossero invidiosissimi di non poter fare casino pure loro. Una locuria totale, le macchine hanno sfilato fino alle 10 abbondanti di notte (la aprtita è finita più o meno alle 4 e mezza/5). Una cosa che noi siamo stati capaci di farla quando abbiamo vinto contro la Francia nel 2006, ma qui hanno perso!!! Ma la gioia di essere arrivati così in fondo è troppo grande per piangersi addosso, quando ricapiterà? perchè perdere tempo a lagnarsi quando si ha qualcosa da festeggiare?
Ieri i festeggiamenti sono ripresi quando la Selection è tornata dal Brasile: la gente li ha aspettati all’aeroporto dalle 7 del mattino, e dopo il loro arrivo (nel pomeriggio!) hanno sfilato in un carro per la strada, e ancora musica, e canti, e balli. Una folla oceanica. E noi c’eravamo, bloccati nell’autobus di ritorno dal volcano Poas, circondati da bandiere tricolore, in una città impazzita. Che figata!
Inutile dirvi che dopo questo ci siamo innamorati di loro. Ancora non sappiamo se sono il popolo più felice del mondo, ma di sicuro sono un popolo allegro, che ride. Ed è stato figo essere parte, anche se solo marginalmente, di un pezzetto della loro storia. Pura Vida Costa Rica!