Ritorno in patria, parte 2: la partenza
Roma Fiumicino, 11 Ottobre 2013
Scrivo in attesa dell’imbarco del volo per Dubai, i piedi ancora poggiati su suolo patrio.
E quindi eccomi qui, 15 giorni dopo . Mi sembra di essere partita un’eternità fa da Melbourne, e mi sembra che invece il tempo qui sia volato…com’è possibile conciliare le due cose?
Appena arrivata a Milano ho avuto un’impressione dell’Italia che non mi è piaciuta…sentivo la rabbia. Questi due giorni a Roma invece mi hanno dato sensazioni diverse. Mi hanno ricordato perchè Roma mi facesse diventare pazza, ma mi hanno fatto comunque tornare il sorriso.
Roma, come sempre amata e odiata insieme con la stessa folle intensità.
Odiata. Ieri mentre attraversavo Piazza Venezia, prima uno scooter e poi un taxi mi hanno quasi presa in pieno sulle strisce pedonali. In due giorni a Roma penso di aver visto le stesse macchine viste a Melbourne in 11 mesi. Mentre passeggiavo per i Fori Imperiali, che mi aspettavo senza traffico e ho trovato invece a traffico a velocità ridotta (classico compromesso del cavolo della politica italiana…), ero disturbata oltre che dal traffico da un’altra cosa: il RUMORE. I bus rumorosi e rombanti, gli scooter, i taxi…ci ho vissuto 6 anni, ma non avevo mai realizzato il livello terribile dell’inquinamento acustico! E nella mia testa immaginavo un’isola solo pedonale vietata anche a bus e taxi, aperta solo alle biciclette. Poi mi sono svegliata per schivare il taxi, il cui muso arrivava alla fine delle strisce pedonali, e io per salvarmi camminavo fuori dalle strisce. Roma è una fottuta jungla, ho ricordato improvvisamente. E non mi dilungo sull’aspettare il bus 30 minuti, o fare la fila di un’ora e mezza alle Poste, che mi faccio male io e vi fate male voi.
Amata. CI sono i vicoli di Monti dove mi sono persa come una turista qualsiasi, e sono finita a chiedere una mappa a una coppia di turisti veri. C’è un’aria di familiarità. Ci sono le persone. Chi scambia una battuta, chi ti aiuta con la valigia, chi sorride, chi dice cazzate in fila all’ufficio postale, chi chiacchiera nei negozietti vintage di Monti. E mi è sembrato tutto un po’ più sopportabile, non so. Che la mia felicità per la serata di giovedì abbia condizionato la mia visione della città? E’ che Roma mi è sembrata meno incazzata di Milano, le sue persone mi sembra abbiano tenuto uno spirito diverso, e dire che dev’essere difficile farlo in una città economicamente morta. Questa volta non mi ha colpita la Roma incasinata di Fiumicino, ma la Roma sorridente del barista che ti prepara il cappuccino.
Penso che sia un problema del mio stato mentale, perchè le due anime convivono da sempre nella città, dipende solo da quale delle due siamo più propensi a vedere.
Così vado via col sorriso, felice. Dispiaciuta di aprtire.
Perchè queste due settimane sono state piene di amici e di famiglia. Perchè ci sono state tre presentazioni del libro, una diversa dall’altra, e tutte belle e partecipate. Perchè ho avuto l’opportunità di incontrare una platea speciale, i bambini delle scuole di Sadali, e mi si è aperta una nuova finestra sul mondo. Perchè il libro è per molti fonte d’ispirazione, e non potevamo chiedere di più. Perchè nessuno mi ha presa per pazza mentre parlo di sogni, perchè tutti abbiamo voglia di sognare.
Perchè vi voglio bene, e perchè torno da una persona speciale che mi aspetta. Non riesco a dire torno a casa…ma questo discorso lo affrontiamo un’altra volta.
PS: nell’immagine il mio pranzo romano: trattoria minuscola a Monti, e vai di caccio e pepe….bonaaaa!!!
ti capisco Fra,la penso esattamente come te.
Io Roma la odio profondamente eppure non riesco a lasciarla.
Secondo me si tratta di accanimento terapeutico…vivo nella convinzione che prima o poi qualcosa cambierà e non riesco ad immaginare la mia vita senza di lei 😉
un bacio
…mi hai fatto pensare a quelle donne che sperano di cambiare i propri compagni!!! 🙂
sai che anche io un periodo non imamginavo la mia vita in un posto diverso? ROma e’ bella, e’ piena di amici, ha il mare vicino, ha l’arte e la cultura, gli eventi, il cibo buono…..
ora invece non riesco a pensare di poterci tornare a vivere, penso impazzirei. Resta bellissima, ma sento che mi uccide, mi sento prigioniera.
Se dovessi pensare a un’altra citta’ dove vivere, cosa ti verrebbe in mente come prima cosa?
eh infatti solitamente l’accanimento terapeutico si verifica proprio nelle coppie…a chi non è successo almeno una volta nella vita?!?
Riguardo la tua domanda …eh eh eh Fra mi metti in crisi e lo sai!
Se penso ad un posto dove vivere mi viene in mente un “NON LUOGO”…un posto dove ci sia il mare, la semplicità nelle piccole cose, le relazioni “sane” tra esseri umani,il rispetto per la natura e per le diversità,zero traffico,assenza di pericoli e delinquenza e ….potrei continuare ma … esiste un posto così???Dimmelo che tu che hai girato quasi tutto il mondo 😉
un bacio 🙂
mmm, ho riflettuto sul tuo commento….perche’ Melbourne si avvicina abbastanza al tuo non luogo, e questo mi ha mesa in crisi! Pero’ il mare e’ fottuttamente freddo, il che fa perdere decisamente tanti punti 😀
Anche io vorrei un non luogo come quello che descrivi tu, e vorrei che fosse piu’ vicino a casa, non a 25 ore d’aereo….ma forse i non luoghi cosi esistono veramente, forse il nostro problema e’ che abbiamo la voglia di citta’ troppo forte sotto la pelle per vederli…Se penso ad andare a vivere in campagna, in un paese piccolo, mi vengono i brividi, perche’ so che mi mancherebbero le persone e la diversita’…e ho paura che mi annoierei.
Dovrem scegliere un posto che ci piace e trasferirci tutti li’, una sorta di communita’, e fare teatro e musica e leggere e scrivere….e lavorare online, cribbio, c’e’ un sacco di gente che lo fa, perche’ noi non siamo abbastanza coraggiosi per provarci??