Ritorno in patria, parte 1: l’arrivo
Milano, 27 Settembre 2013
Sul treno che mi porta da Malpensa a Milano Centrale, rifletto sul mio arrivo in patria.
Ho realizzato di essere arrivata quando mi hanno superata nella fila del controllo passaporti. Poi il tipo che ha controllato il passaporto non ha risposto al saluto, e fa un certo effetto venendo da un paese in cui anche l’autista del bus ti saluta, e tu saluti lui. Le obbliteratrici in stazione non funzionavano, e nemmeno le macchinette per fare i biglietti, cosi ho perso il primo treno. Bentornata in patria, mi sono detta in modo ironico.
Non sono tragedie, ma piccoli segnali. E mi tornano in mente quello che mi ha scritto Serena qualche giorno fa, ossia che dopo qualche giorno a Roma le sembrano tutti arrabbiati.
E’ una sensazione che anche io ho avuto tante volte, specialmente arrivando a FIumicino: che biglietto da visita terribile per il nostro paese! Sporco, disorganizzato, la gente che urla e litiga, i taxi che non ci sono mai, i taxisti scortesi, nessuno che sorrida da nessun bancone. Ripenso agli aeroporti visti durante il RTW, e non ce n’è uno come FIumicino: un esempio per tutti è che ci rubarono le bandierine dagli zaini al ritorno….strappate tutte, una ad una, in modo scientifico, lasciando solo quelle di Ushuaia e Aotearoa che, evidentemente, non sapevano cosa fossero. Erano le bandiere di tutti i paesi visitati, pazientemente cucite a mano una ad una, in 8 mesi avevano girato le più scassate e povere stazioni di bus e treni, e nessuno le aveva mai toccate. Invece nella civile FIumicino… abbiamo anche provato a denunciare l’accaduto, perchè non può passare nel silenzio che chi lavora agli scali possa permettersi di rubare e danneggiare i tuoi bagagli: il poliziotto ci rise in faccia, dicendo che visto che non ci avevano rubato niente di valore, non dovevamo lamentarci. Ecco, a volte mi sembra che siamo diventati un paese in cui i sentimenti non hanno più valore, psicologicamente schiacciati da una crisi economica….e morale, e non mi stancherò mai di dirlo.
Ha ragione Serena, l’Italia è un paese incazzato, fatto di gente incazzata, a torto o ragione, che dimentica di sorridere nella quotidianità. E si appella a un Papa per ritrovare il sorriso che ha perso, come se la salvezza dovesse sempre arrivare dall’esterno. Che questa passione per il nuovo Papa vista dalla terra dei canguri sembra una schizofrenia collettiva. Ci siamo affidati ad un impresario corrotto prima, ora la salvezza morale sembra un uomo vestito di bianco: abbiamo sempre bisogno di un uomo della Provvidenza, il cambiamento non parte mai da noi. Che paese folle.
Bentornata nel tuo incazzato e bello e folle paese, EffeFemmina. Ora dimenticati degli incazzi e goditi gli amici in questo weekend milanese di inizio autunno…tremate, tremate, le rum&pera girls son tornate! 😉
bene…è la sensazione che ho sempre avuto io al ritorno dalla Germania…disordine caos e poca cortesia, gran peccato se si pensa che l’Italia è un paese bellissimo e la gente buona e con grande potenziale c’è…io me ne andrò presto, ma purtroppo viaggiare da sola è pericoloso…ricomincero e mi organizzerò in qualche modo…siete davvero un bel esempio..poi ilblog …ci ho pensato tante volte…anche in questo mi avete messo la pulce nell’orecchio..perchè tra le tante stronzate qualche volta internet qualcosa di positivo si trova..bravi bravi..