I love downshifting
A volte sembrano scherzi del destino: accetti l’unica proposta di lavoro che si e’ concretizzata, e un mese dopo realizzi che ti piace. Si, ti piace, e sei contenta. E se il primo giorno di lavoro meditavo sul come fare a scappare, ora mi dico che vale la pena sorvolare un po’ sul dover guidare, per stare in un posto piacevole.
L’azienda per cui lavoro e’ un audio-book publisher: gli audio-book vengono registrati negli studi che sono presenti in sede, e poi vengono venduti su differenti canali. Collateralmente a questa attivita’ principale l’azienda ha una piattaforma per il download digitale di audio-books ed e-books per le biblioteche australiane, e cominciano a vendere in UK e US.
E’ un’azienda a conduzione familiare, iniziata 25 anni fa dal padre dell’attuale CEO (ossia il padre della proprietaria della fantastica casa vista mare in cui ho fatto il colloquio tempo fa): come nelle storie piu’ romantiche, il business inizio’ col padre che vendeva audio-libri e libri stampati con caratteri grandi in giro per le biblioteche australiane, col suo camioncino carico di campioni. Oggi l’azienda e’ gestita dalla figlia del vecchio venditore porta-a-porta e da suo marito. Il padre lavora ancora come venditore, ma presuppongo non abbia piu’ un camioncino, e che i tempi siano cambiati per lui visto che si occupa prevalentemente di vendite in Queensland (chiamatelo scemo…). Sua moglie lavora part-time nell’amministrazione; ed il figlio lavora invece part-time nella parte IT…una cosa di famiglia, insomma.
Attorno a loro famiglia ruotano una cinquantina di persone, tra magazzino, marketing, produzione di audio-libri, sistemi informative, finanza (sarebbero effettivamente ragionieri, ma si chiamano finance), vendite e customer service, gestione delle pubblicazioni (contratti, scelte editoriali, selezione titoli da pubblicare).
Sul contratto c’e’ scritto che sono assunta come Finance & System Analyst, un nome altisonante che vuol dire che faccio di tutto: dall’aggiustare report, a smanettare con query SQL, al progettare il nuovo sistema per il calcolo delle royalties, automatizzare processi, data governance.
Dopo tutti questi particolari barbosi, veniamo al lato piu’ interessante: come e’ stato tornare a lavoro.
Ci ho messo 3 settimane ad abituarmi: dopo la prima settimana ero cotta, sfatta, distrutta. Cervello in fumo. Non ero piu’ abituata a passare 40 ore settimanali di fronte ad un pc, seduta per 8 ore piu’ o meno di seguito. Ed ora penso piu’ di prima che sia disumano lavorare cosi tanto, e che sia uno spreco di tempo: non penso di essere pigra, penso che sia saggezza 😛
Tornare a guidare mi ha scioccata: mi sparo dal 30 ai 45 minuti di macchina ogni giorno, faccio una strada interna che e’ piena di semafori, e la mattina abbastanza trafficata. Niente paragonabile al GRA, sia chiaro: penso che parlare di traffico, sapendo cosa e’ il traffico romano, sia pure esagerato, effettivamente. Ma per me e’ l’idea di buttare un’ora e mezza dentro un insieme di lamiere che mi fa impazzire: che tempo sprecato. Per rallegrarmi, la matitna ascolto la radio italiana: visto che passero’ le restanti 8 ore a arlare in inglese ho bisogno di voci familiari quando mi sveglio. Anche eprchè, è risaputo, io la mattina non capisco una mazza, e tardo a carburare (potete verificare con tutte le mie ex-coinquiline): io l’inglese alle 7 del mattino non lo capisco, il mio cervello si rifiuta, ha il blocco. Cosi viva SBS in italian!
Appena iniziato sono stata buttata nella mischia: l’ideaera’ passare del tempo con tutte le persone per capire il loro ruolo, responsabilità e le rispettive attività. In sostanza ho passato dieci giorni andando come una trottola impazzita in giro per gli uffici, a rompere le palle a tutti, elemosinando del tempo, compresa una capatina nel magazzino a lavorare un poco con le ragazze che confezionano ed impacchettano gli audio-libri. L’idea e’ figa, soprattutto perche’ ho imparato facilmente i nomi dei colleghi, io che in genere sono una franca con i nomi. Il primo gg mi avevano presentato tuti quanti, uno dopo l’altro, e volevo morire: immaginate di passare 10 minuti in giro a conoscere 40 persone diverse, e vedete se ricordate il nome di qualcuno di loro. A mala a pena ricordavo il nome di Steve, il tizio che mi ha scortata nel mio giro….
Il lavoro mi piace. Non mi era mai succcesso finora di alzarmi la mattina e non maledire di dover andare a lavoro. Mi piace che non esista una gerarchia gigante sopra la mia testa, e che si lavori con metodologia Agile. Mi piace l’abuso di lavagne con i pennarelli colorati, proiettore, post it, brainstorming, diagrammi appesi ai muri.
E’ la prima volta che lavoro per una società medio-piccola. Non faccio consulenza, e già questo è meraviglioso: niente clienti rompiballe. Mi piace lavorare per un’azienda che non fa IT: aggiornando il curriculum con la nuova esperienza, mentre sceglievo l’area in cui lavoro, ho selezionato “Cultura”, perchè era l’unica area in cui una casa editrice potesse stare…e non potete capire che sorriso enorme mi si è stampato sulla faccia appena l’ho realizzato! Cultura? Cultura! mi ha fatto sentire bene questa cosa, mi ha fatto schifare di meno il fatto del dover sprecare tempo in una macchina…
E poi non ho nessun team da gestire: le mie responsabilità sono mie e solo mie, non devo pensare al lavoro di nessun altro, e questo mi garba assai. MI piace il mio downshifting, capo di nessuno, a disposizione di tutti: per anni ho pensato che evolversi e crescere significasse avere delle repsonsabilita’, avere delle persone da geestire, essere a capo di un team. Ora ho imparato quanto e’ bello non dover gestire nessuna gabbia di matti, ed avere dei rapporti paritari con la maggior parte delle persone attorno. Mi piacciono le riunioni in cui tutti sono allos tesso livello, tutti solo parte di un team, dove ognuno fa la sua aprte senza etichetta. Evolversi e’ essere responsabile solo per me stessa, e’ avere un capo che decide per me, e’ lavorare in autonomia sugli obietttivi, decidendo cosa fare della mia giornata. Io che volevo la certificazione da PM ho scoperto che la felicità lavorativa per me è anche avere meno responsabilità possibili…gestire un team è una rottura di scatole, fare il Project Manager è un lavoro del cavolo stressante…questo è il mio personale down-shifting, e ne sono orgogliosa e super-contenta.
Mi piace aprire lo sportello della cucina e trovare il cibo gratuito, ed il latte nel frigo, ed il tea T2.
Mi piace avere finalmente la sensazione di fare un lavoro utile a qualcuno, in qualche modo. Sentirmi finalmente parte di un piccolo cosmo che funziona, e che e’ tangibile, non come nelle grandi implementazioni di SAP che l’unica cosa tangibile e’ che faccia schifo a tutti.
Mi piace aver avuto in una settimana un monitor gigante, tastiera e mouse, senza dover pregare nessuno per averlo ma solo facendone richiesta. Una specie di miracolo, io che avevo dovuto mandare un’email di minaccia in Axx quando non mi volevano dare il supporto per il pc….non un monitor, un supporto di plastica da 5 Euro con relativa tastiera…che pena.
Mi piace pensare che qualcuno stia nel treno usando l’applicazione per leggere un libro, e a chi passera’ delle ore in viaggio ascoltando un audiolibro. Mi piace aver accorciato la catena tra me e il prodotto finale del mio lavoro, il suo output. Mi piace perche’ qui e’ visibile, mi piace sentire di farne parte.
E’ un mondo diverso, rispetto a quello a cui ero abituata. Fuori ci sono i mega stipendi per i consulenti SAP, ci sono le banche e le assicrazioni. E anche se forse ora risulterebbe piu’ semplice trovare qualcos’altro, non sono sicura di volermene andare, non ancora, a costo di guidare un’ora e mezza al giorno: dovro’ cominciare ad ascoltare audiolibri anche io.
W il downshifting, viva l’abbassamento di inutili aspettative. Fino a quando direra’ l’idillio? 🙂
PS: non mi piace non avere la finestra vicina, e lavorare solo con la luce dei neon; non mi piace dover guidare e non poter prendere i mezzi; non mi piace che non si facciano le pause tutti insieme o che si pranzi insieme: mi mancano i pranzi con i colleghi a raccontare minchiate, e le pause caffè; non mi piace che la pausa pranzo duri solo mezz’ora; non mi piace com’è fatta la sede, un magazzino con degli uffici sopra; non mi piace che l’ufficio sia in una zona industriale senza poesia, spazzata dal vento antartico, senza nessun posto interessante dove poter fare una passeggiata in pausa pranzo. Cosi, giusto per mettere le mani avanti 😉
Me lo sentivo quando l’hai descritto che c’era un qualcosa al posto giusto nel momento giusto………….. 🙂
🙂 è vero, è stata una sorpresa del destino! vediamo come va 🙂
Ti piace, perciò al momento è perfetto……………ormai abbiamo imparato che la vita è in continua evoluzione, quando non sarà più il “tuo” posto lo capirai e troverai un altra strada!
sono contentissima per te!! e condivido che non lavorare per la consulenza e’ già’ di suo … una grande conquista!! bacioniiii