Il punto…
EffeFemmina continua a cercare lavoro: sono passati 2 mesi da quando ho cominciato a mandare CV a pioggia per tutte le posizioni che mi potessero sembrare più o meno interessanti, ed un mesetto da quando ho deciso che fosse necessaria una strategia per approcciare il problema. Ora però mi trovo a dover fare il punto sulla mia strategia [come ho imparato secoli fa mentre studiavo Pianificazione&Controllo…bleah]. Eccovi come è andata. Ah, considerate che tutto questo si è svolto in 4 settimane di passione: 3 colloqui una settimana, una settimana di pausa, 5 colloqui la terza settimana, 1 colloquio la quarta settimana.
La strada prediletta era cercare lavoro in una ONG (chiamata Strada D). I lavori IT in questo campo sono pochissimi, ho risposto a tutte le inserzioni trovate (4?) e ho avuto due chiamate:
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I Buoni: ruolo figo, organizzazione fighissima. Ho speso 2 giorni a scrivere i Key Selection Criteria per la posizione: loro elencano le caratteristiche principale che deve avere la persona che cercano, e tu devi rispondere alla domanda secondo la tecnica STAR, ossia offrendo un caso pratico della tua esperienza. Esempio: ti chiedono esperienza di reporting, e tu devi raccontargli un evento in cui hai dimostrato i tuoi skill facendo report, evidenziando qual era l’aspetto difficile dalla situazione (memo: usare la parola challenge), cosa hai fatto per sbloccarla, e quali sono i fantastici risultati che hai ottenuto (in genere una promozione, soldi, complimenti, bla bla bla). Questo per in media 7/8 domande…una rottura di balle dalle proporzioni bibliche! Perchè ogni risposta dev’essere adeguata alla posizione in cui vorresti essere assunto, non puoi essere generico, e devi cercare di creare un link tra quello che stai dicendo e la descrizione del ruolo. Ogni volta va via almeno un giorno intero per prepararne uno, ed EffeMaschio revisiona a fine serata 😉 Comunque, mi chiamano, piccola chiacchierata al telefono, e mi fissano il colloquio. Peccato fosse il primo colloquio dopo 2 settimane di stop. Peccato il colloquio fosse uno screening per ridurre i candidati a un numero facilmente intervistabile. Peccato anche che lo screening sia stato effettuato via Skype, ed io (invece della mia faccia) abbia fatto vedere loro la mia capoccia per tutta la durata del colloquio. Ovviamente non è andato bene, dispiacere immenso. Un’amica che fa volontariato per loro mi ha detto di essere contenta di aver almeno fatto una pre-intervista, perchè lei a fronte di 3-4 application sottomesse non è mai stata chiamata. Della serie: vinco il premio di consolazione.
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I cattivi vestiti da buoni: lezione del giorno alla fine del colloquio: no-profit non vuol dire bontà. Raggiungo l’indirizzo dove devo fare il colloquio: grattacielo super-moderno nella City, appuntamento al 14 piano. Mi chiedono un documento e mi danno un pass. I miei intervistatori sono la responsabile della comunicazione e il CEO. Arrivano, e c’è qualcosa di strano in loro: lui è in giacca e cravatta, sorriso finto stampato in faccia, lei è molto business dressed. Stretta di mano, mi scortano in una sala riunioni. Fermi un attimo, penso: ma siete una ONG…niente rasta, musica andante, vestiti vintage, arredamento vintage, niente volemose-bene-che-siamo-tutti-fratelli? E quindi i puntini si uniscono, quello che avevo intuito dal sito mi appare chiarisismo ora, capisco perchè il logo di Coca-Cola, Microsoft ed altre decine di corporation nel sito web dell’associazione: loro sono la faccia buona dei cattivi. Sono quelli che prendono i soldi della “Social Corporate Responsability” dalle grandi corporation, e li usano per fare del “bene”. Durante il colloquio, ho le sensazione di parlare col fratello buono di Lucignolo: sarà più buono, ma sempre dalla famiglia dei demoni proviene! Viene fuori, guarda un po’, che Schiaventure fa dei progetti gratis per loro…che gioia l’idea di tornare a lavorare con Schiaventure, ma stavolta per salvare il mondo :S. Della serie: don’t judge a book by its cover, l’apparenza inganna, e quello che volete. PS: mi hanno richiamata dicendo di aver deciso di modificare le responsabilità del ruolo, rendendolo più tecnico, e che hanno scelto una persona più tecnica per ricoprirlo, ma che mi terranno in considerazione per future opportunitaà. Bugiardi.
Parallelamente alla strada delle ONG ho portato avanti la strada C, ossia trovare un lavoro nella Business Intelligence (o Data Science, come ho scoperto essere più trendy chiamarla…): la strada delle ONG ha poche chance, la strada C invece offre qualche possibilità in più.
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Idee confuse: la società ha sede a South Melbourne, è fantastico, ci arrivo in treno e tram, 30 minuti scarsi in tutto. Un sogno. L’annuncio parla di Project Management skills, di skills nella raccolta requisiti, di capacità di comunicazione, io ho studiato, ho preparato le domande a trabocchetto stile punti di forza/debolezzaa. Di fronte a me la manager, una tizia in gamba, nome greco, fa le solite domande generali, io (in base al manuale del colloquio perfetto) le vomito addosso i miei anni di esperienza cercando di evidenziare come sia perfetta per i dettagli inseriti nell’annuncio. Peccato mi dica che la raccolta requisiti sarà fatta da un’altra persona, appena assunta per l’occasione, e anche il lavoro di coordinazione: io dovrei scrivere i report. Porca put, mi dico, ho toppato il colloquio! Ma se vuoi uno che scriva report, perchè cavolo non lo scrivi chiaro e tondo nell’annuncio? Invece di parlarti di coordinamento, di progetti, di processi iterativi per raccogliere i requisiti ti avrei parlato di metriche, di analisi dati, di qualsiasi altra stronzata. Della serie: wrong way, go back (come all’imbocco autostradale).
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I matti: è la publishing company con cui ho fatto il primo colloquio. S, vi ricordate quello che avevo pensato di aver mandato aff*****o, in cui mi sono messa a parlare di work-life balance? dopo 18 giorni dal primo colloquio, quando io manco ci pensavo più, mi richiamano per sapere se sono ancora interessata. E’ uno scherzo, penso. No, non è uno scherzo. Mi chiede se posso pazientare, la proprietaria dell’azienda (ultimo colloquio che mi è rimasto da fare, sono 2 proprietari) è negli USA, e dovrebbe tornare la settimana successiva, ci piacerebbe se facessi il colloquio con lei. Sure, rispondo, pensando “Ma chi se ne frega!”, in perfetto stile romanesco. Questi sono pazzi ad avermi richiamata, e gongolo nella mia soddisfazione. Mi richiama altri 18 giorni dopo ( 5 settimane dopo la prima chiamata!) e fissiamo il colloquio per il venerdì: la tipa sta partendo in Europa (bella vita!), non fa in tempo ad incontrarti nella sede (anche per la proprietaria è in casino, evidentemente), potresti andare a casa sua a Port Melbourne? Certo, dico, felice di non dover guidare ma poter prendere i mezzi. GoogleMaps mi da un’idea di dove abiti: vicino al mare. Ma non mi prepara a quello che vedo: penso di non essere mai entrata in una casa simile. Entro nella porta e di fronte a me, dall’altra parte della vestrata, c’è la spiaggia. Il mare. Mi commuovo. Ci sistemiamo nel tavolo in giardino, sembra la mia migliore amica che mi accoglie a casa sua, il tempo è splendido in barba al fatto che sia il primo giorno di inverno, un sole intenso, il cielo azzurro, il mare una tavola, con una ruce rosa all’orizzonte. La foto sopra è quello che vedo mentre faccio il colloquio: lei di fronte, gentile, affabile, sicura, alla mia sinistra il mare e le palme. Mi sento in paradiso, voglio che mi assuma come donna delle pulizie, voglio badare alla sua casa mentre sarà in Europa per un mese, voglio che mi adotti. Della serie: sbavo, miglior colloquio di sempre
[TO BE CONTINUED…..mica vi posso raccontare 4 settimane in un solo post 😉 ]
La ricerca, la strategia, il punto.. sembri veramente sotto pressione. Quello che mi chiedo è questo: è veramente così forte il desiderio di tornare a lavorare in questo settore o c’è anche una componente di aspettative da soddisfare (familiari, sociali, culturali, etc.) per cui ti senti in dovere di dimostrare che ti stai impegnando con tutte le forze?
Io sono un po’ fatalista: a volte le cose migliori arrivano quando non le cerchi e a volte, se pur investendo tutta te stessa in qualcosa non ottieni risultati, forse è ora di cambiare obiettivo. C’è sicuramente qualcosa di importante in arrivo, magari è sufficiente guardare nella direzione giusta e svuotare la testa da questo fiume di pensieri può essere di aiuto. Un bacio!
Ciao Ely! tranquilla, tutti questi termini sono solo per ironizzare su me stessa!! diciamo un espediente narrativo 😉
Confesso di essere stata sotto pressione qualche tempo fa, mentre finivo il libro, ma proprio perche’ sono anche io diventata un po’ fatalista ho lasciato andare le cose da sole….ho portato cv in ogni genere di negozio, e non e’ andata: segno del destino. Ho provato a fare l’agente di viaggio, e niente: altro segno del destino. In un paese in cui serve un titolo di studio per fare qualsiasi cosa, e anche per fare la commessa ti chiedono esperienza nel fashion, la cosa piu’ semplice e’ in questo momento cercare un lavoro nell’IT: ho bisogno di tornare a lavorare per rimettere in moto la macchina sociale, per conoscere gente, per disintossicarmi da troppa vita da casalinga (frank sta gia’ piangendo all’idea….)! Lavorare in un ONG sarebbe in cima alla lista delle preferenze, ma per ora non e’ andata: continuo a vedere il sito dei lavori “etici”, altra strada aperta 😉
Nel frattempo sono arrivate delle idee, e stiamo cominciando a lavorarci…ma serve tempo, e serve qualche soldo…anche per questo biogna tornare a lavoro presto 🙂
Sai la cosa divertente? L’idea e’ arrivata mentre facevo meditazione! Non c’e’ modo di svuotare la testa dal fiume di pensieri, ma imparare a controllare il fiume, vuotandolo dei pensieri negativi, e concentrando l’energia su quelli positivi, e’ un gran bel traguardo 😉
PS: le energie positive sono concentrate sul mio piccolo bambino, il mio libro, che uscira’ ad ottobre! so exciting!
Bellissima news il libro! Tengo tutte le dita incrociate per questo sogno!
Espedienti narrativi a parte, questo del lavoro è un tema ricorrente da diversi mesi, si legge un po’ di ansia e anche nelle tue risposte tanta voglia di dimostrare che hai lanciato ami in mille direzioni, piantato semini, che ci sono tante strade da percorrere o percorse.. Per questo mi chiedevo se ti sentissi un po’ sotto pressione. Non ci sarebbe nulla di strano, capirei benissimo il genere di condizionamenti cui sei sottoposta (agli occhi di molti, più che una libera professionista appaio come una povera precaria.. ).
Se accetti un consiglio, meno analisi e meno “seghe mentali”, che non servono allo scopo. Decidi fermamente ciò che desideri per la tua vita e accetta tutto ciò che dovrai affrontare e che accadrà per realizzarlo, segui il flusso della vita stessa, medita per controllare o sfilare via i pensieri negativi e continua il tuo viaggio per la crescita e il miglioramento. Il resto arriva.
mi ha fatto ridere la povera precaria 🙂
Guarda, i condizionamenti esterni mi scivolano abbastanza: nel momento in cui rinunci a un tempo indeterminato, parti in viaggio per 8 mesi, ti metti a scrivere un libro invece di buttarti a capofitto nella ricerca lavoro…be’, mi hanno gia’ considerata matta tutti quanti 😀
Il problema e’ la mia testa. Quello che dici tu, meno analisi e seghe mentali, e’ il nocciolo della questione: sono maledettamente analitica e razionale, ogni volta ho sempre presenti due voci nella testa.
Le vedo proprio, come due entita’ diverse, separate, ognuna con le sue priorita’. Quella razionale si preoccupa dell’essere in un paese in cui comincia la crisi economica, in un paese dove non avere una precedente esperienza e’ un problema, un paese che mi ha dato un visto perche’ lavoro nell’IT, e quindi non ha nessun interessse che io mi metta a fare altro, perche’ loro hanno bisogno di IT…e se voglio fare altro mi dice, “Bene, ma devi studiare”, e studiare costa. Se metto sulla bilancia, l’IT in questo momento e’ la soluzione piu’ semplice: non voglio investire soldi in formazione che non mis ervirebbe da nessuna aprte nel mondo, non ho voglia di fare un MBA (che muoiano tutti…), non ho soldi per aprire una mia attivita’. Poi sono anche un po’ viziata, ammettiamolo: per esempio, non voglio lavorare il weekend, perche’ altrimenti con EffeMaschio quando ci vedremmo? Quindi tutti i lavori nella ristorazione (i piu’ facili da trovare) sono automaticamente esclusi. Ma per me e’ piu’ importante avere dei miei spazi di vita privata di qualita’, sono prioritari rispetto al resto…e quindi alla fine viene fuori che lavorare nell’IT e’ la cosa piu’ comoda, che mi lascia piu’ tempo per concentrarmi sul libro, e anche mettere dei soldi da parte nel frattempo…vedi? continuo ad analizzare! sono senza speranza 🙂 Ma mi sono veramente convinta che la rivoluzione non accada in una notte, che servano contatti, che serva tempo, e sento di non avere ancora la certezza di quello che dici tu, “decidere fermamente cio’ che desidero”, cosi temporeggio cosi, andando a lavorare in un paese di lingua inglese, perche’ e’ un’esperienza che ho sempre voluto fare, e che penso sara’ interessante. Mi posso smpre licenziare di nuovo se mi rompo 😀
In tutto questo la meditazione aiuta tanto: imparare a capire quando la tua mente sta andando in una direzione non buona, e riuscire a dirle “STOP”, e’ una cosa bellissima. E’ difficile, non riesco ancora a dirle stop, ma mi accorgo quando faccio pensieri che mi fanno stare male (non so, rancore verso qualcuno, immagino situazioni catasfrofiche, qualsiasi cosa), e riesco a limitarli, ora. E’ una cosa bellissima, e penso di guadagnarne in serenita’. E poi lo yoga, lo yoga mi ferma la testa, piu’ della meditazione, perche’ tutto si concentra sul corpo, quando esco da li mi sento ricaricata per la settimana…e’ un sensazione incredibile.
Un abbraccio forte, grazie per questo scambio, I appreciate it. Un bacio
Scusa ma tu mentre facevi il colloquio ti sei pure messa a fare la foto al mare??? questi sò proprio matti se ti assumono 😉
ahahah, no, tranquilla, ho fatto il giro della casa per fare la foto, e ho fatto la passeggiata sul mare….sbavo al ricordo, io VOGLIO vivere sul mare….non vicino, proprio affacciata sulla spiaggia. Mi basta un bungalow di legno 🙂 PS: so’ proprio matti! ahahah
Matti che assumono matti? …mmmm puo essere 😉
Che spettacolo… è sempre stato il mio sogno vivere sulla spiaggia!! Coraggio Francy, fai da apripista, siamo tutti con te! 🙂
Sabry scegliamoci una spiaggia e poi costruiamo na casa collettiva 😉
siete troppo in gamba !!!
Fra… dai tieni duro che sono certa ci sei quasi!!
tra qualche mese il periodo “ricerca lavoro” sarà’ solo un ricordo lontano 🙂
un abbraccio
anto