Encefalite Giapponese
L’encefalite giapponese è una malattia infiammatoria acuta del sistema nervoso centrale (comprendente cervello, cervelletto e midollo spinale ), causata da un virus appartenente al genere Flavivirus.
E’ diffusa nelle zone rurali dell’Asia Orientale, dal Sub-continente indiano fino alle Filippine e al Giappone, e di parte dell’Oceania.
La grande maggioranza delle infezioni causa sintomi di lieve entità o addirittura nessun sintomo, in alcuni casi (da 1 a 25 su 1000) evolve in malattia sintomatica. L’encefalite giapponese è una malattia importante, nel 30% dei casi è mortale, è porta a danni neuropsichiatrici permanenti in quasi la metà dei casi di guarigione.
Il virus viene trasmesso all’uomo dalla puntura di zanzare infette del genere culex , non si trasmette da uomo ad uomo.
La prevenzione dell’infezione è basata sia su misure di protezione personale e ambientale, che soprattutto dall’immunoprofilassi con vaccino specifico (nome commerciale IXIARO ), ora disponibile anche presso gli ambulatori vaccinali della ASL Roma D.
Il vaccino è indicato nell’immunizzazione attiva contro l’encefalite giapponese nei soggetti di età pari o superiore ai 18 anni.
Il suo utilizzo deve essere considerato nelle persone che hanno in previsione di soggiornare o compiere un viaggio nelle aree in cui il virus è endemico ( comune ) o epidemico ( stagionale ), specialmente durante la stagione della trasmissione.
Viene somministrato per iniezione intramuscolare nel muscolo deltoide.
La vaccinazione primaria consiste in 2 dosi, da eseguire a distanza di 28 giorni l’una dall’altra.
Per avere una protezione ottimale, la seconda dose dovrebbe essere praticata una settimana prima dell’eventuale esposizione al virus dell’encefalite giapponese.
Profilo di sicurezza e tollerabilità: possibili effetti indesiderati locali includono gonfiore, indurimento e arrossamento nella sede di iniezione. Altri sintomi, quali cefalea, dolore muscolare o sintomi simil-influenzali, reazioni allergiche si sono verificati raramente e IXIARO ha mostrato un profilo di sicurezza e tollerabilità simile al placebo